martedì 22 giugno 2010

La Spagna ritrova il successo, ma la qualificazione resta un incognita

Una gara scritta. Una partita senza storia fin dalle prime battute. A Johannesburg troppo superiore la Spagna, campione d'Europa in carica, per l'Honduras del genoano Suazo.

Alle Furie Rosse basta una doppietta di David Villa per avere ragione dei centroamericani, troppo fragili in difesa e privi d'idee e acume tattico. In virtù delle due reti messe a segno, il bomber del Valencia, corteggiato dal Barcellona, eguaglia il primato di reti realizzate da un centravanti spagnolo con la maglia della nazionale ad un mondiale. E pensare che le reti di Villa potevano essere addirittura tre, se non avesse cacciato a lato un rigore sacrosanto, assegnato dal giapponese per un fallo di ai danni del funambolico Jesus Navas.

Ora venerdì per la squadra di Del Bosque ci sarà un avversario ben più temibile dell'Honduras, il Cile e allora bisognerà mettere da parte giochetti, nervosismi e leziosità.

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Gonzalez lancia il Cile, ma la Svizzera spera ancora

A Port Elizabeth il Cile supera di misura con un gol di Gonzalez la Svizzera e spera nella qualificazione agli ottavi di finale. Al termine di una gara ricca di spettacolo ed emozioni, con numerosi gol sbagliati sia da una parte che dall'altra, la formazione guidata dal c.t. argentino Bielsa è riuscita a superare l'imperforabile retroguardia elvetica, grazie al colpo di testa di Gonzalez al 30' della ripresa.

A pesare come un macigno sulla partita della Svizzera è stata l'espulsione di Behrami comminata dal direttore di gara Al Ghamdi intorno alla mezzora del primo tempo e che ha lasciato gli elvetici in inferiorità numerica per oltre un'ora.

A questo punto, il Cile guida il girone con 4 punti, ma venerdì affronterà la Spagna in uno scontro che sa tanto di spareggio. La Svizzera tuttavia non è ancora spacciata, perché se dovesse battere l'Honduras con diversi gol di scarto nell'ultima gara del girone H, può ancora alimentare speranze di qualificazione.

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Portogallo scatenato: sette pere alla Corea del Nord

Un'orgia di gol. Alla faccia degli equilibri. A Johannesburg il Portogallo strapazza la Corea del Nord, a cui rifila sette reti andando a segno con sei marcatori differenti, con l'ex juventino Tiago autore di una doppietta.

La Corea del Nord regge per meno di un'ora, poi si scioglie come neve al Sole e cede di schianto, di fronte alla superiorità dei lusitani. La prima frazione termina con la formazione di Queiroz avanti solo di un gol, realizzato da Raul Meireles e i coreani combattivi e ordinati in campo.

Dopo il raddoppio di Simao all'8' del secondo tempo, saltano gli equilibri e inizia la pioggia di gol portoghese. Hugo Almeida, Tiago, Liedson, l'attesissimo Cristiano Ronaldo e ancora l'ex juventino Tiago non perdonano il malcapitato Ri Myong Guk.

Il passaggio del turno è ormai ad un passo, ma questo Portogallo dovrà confermarsi con avversari più probanti per verificare la propria forza.

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domenica 20 giugno 2010

Costa d'Avorio affondata: Brasile agli ottavi

A Johannesburg il Brasile supera la Costa d'Avorio per 3-1 e si qualifica agli ottavi di finale con una gara d'anticipo sulla terza ed ultimo giornata del girone G.

Doppietta di Luis Fabiano e sigillo di Elano su assist al bacio di Kaka. Al Brasile di Dunga, che ha ritrovato due pedine fondamentali dopo l'opaca proa con la Corea del Nord, bastano i gol di O Fabuloso e le invenzioni dell'ex milanista per mettere alle corde la squadra di Didier Drogba, autore del gol della bandiera ivoriano a dieci minuti dalla fine.

Parte forte la formazione verdeoro che sblocca il risultato con il bomber del Siviglia al 25' del primo tempo: bolide sotto il “sette” da distanza ravvicinata e Barry che non accenna neppure l'intervento.

Ad inizio ripresa poi Luis Fabiano replica. Il secondo gol sembra un vero e proprio golaço con tanto di doppio sombrero a due difensori differenti, ma riguardando meglio l'azione con l'aiuto delle telecamere si vede chiaramente che l'attaccante carioca commette non uno, ma ben due falli di mano. Il bello è che quando il direttore di gara Lannoy chiede al giocatore se avesse toccato il pallone con la mano, ma dal centravanti brasiliano arrivano rassicurazioni.

Poi sale in cattedra Kaka che al quarto d'ora va via sulla sinistra, punta Kolo Touré e mette in mezzo un pallone teso, che Elano deve solo appoggiare in rete. Peccato che il fantasista brasiliano si farà espellere per doppia ammonizione, dopo aver rifilato un buffetto a Keita nel concitatissimo finale di partita.

Inutile nel finale il gol di Drogba, che approfitta di una disattenzione, forse l'unica dell'incontro, della retroguardia verdeoro. Finisce 3-1 per il Brasile che si qualifica agli ottavi: per la Costa d'Avorio servirà assolutamente una vittoria con la Corea del Nord per provare a strappare la qualificazione.

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I kiwi sorprendono l'Italia con Smeltz
De Rossi su rigore acciuffa il pari

Disattente, arruffona, inconcludente, priva di fantasia e spuntata. L'Italia vista in campo a Nelspruit contro la Nuova Zelanda non ha fatto onore al titolo di Campione del Mondo in carica e - incredibile, ma vero - rispetto alla gara col Paraguay ha fatto un ulteriore passo indietro sotto il profilo della tenuta atletica.

Pronti via e, dopo soli sette giri d'orologio dal calcio d'inizio, gli azzurri si fanno sorprendere su palla inattiva, come già era accaduto nella gara d'esordio con la compagine sudamericana. Lippi in panchina reclama una posizione di off-side di Smeltz, ma con l'intera squadra schierata l'Italia non deve lasciarsi cogliere impreparata come già accaduto in ben due occasioni nel corso di questo mondiale sudafricano.

L'orgoglio dell'Italia però spinge Cannavaro e compagni nella metà campo neozelandese per rimediare alla frittata combinata in difesa. Zambrotta e Criscito iniziano a fare su e giù sulle fascie, aiutati da Pepe, meno da Marchisio. Montolivo e De Rossi sono gli unici a provarci con conclusioni dalla distanza, sopperendo all'apatia di Gilardino e alla mancanza di lucidità e freddezza di Iaquinta, irriconoscibile rispetto al giocatore rapido e decisivo che avevamo apprezzato quattro anni fa ai mondiali di Germania.

Il pari arriva intorno alla mezzora. Smith trattiene De Rossi in area su cross di Chiellini: l'arbitro Batres non ha dubbi ad assegnare il calcio di rigore, che Iaquinta trasforma, spiazzando l'ottimo Paston.

Nella ripresa, nonostante i cambi di Marcello Lippi (subito dentro Camoranesi e Di Natale per Pepe e Gilardino, poi Pazzini al posto di Marchisio) l'Italia attacca a testa bassa, per cercare la vittoria che non arriva. Anzi nel finale è Wood a mettere i brividi a Marchetti con un diagonale insidioso che sfiora il palo alla sinistra del portiere del Cagliari. La sconfitta sarebbe stata una beffa, ma ora per passare bisogna battere la Slovacchia e di sicuro non sarà una passeggiata.

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Il Paraguay c'è, la Slovacchia no

A Bloemfontain il Paraguay supera per 2-0 una Slovacchia mai in partita e mette una seria ipoteca sul passaggio agli ottavi di finale.

Un gol per tempo e pratica Slovacchia archiviata. Il Paraguay fa il minimo indispensabile per avere ragione di Hamsik e compagni, apparsi davvero poca cosa rispetto ai sudamericani.

Al 27' del primo tempo Vera sblocca il risultato portando in vantaggio la formazione di Martino. Il centrocampista paraguayno sfrutta alla perfezione un assist di Barrios e di prima intenzione fredda l'immobile retroguardia slovacca, tenuta a galla nel corso del primo tempo dall'estremo difensore Mucha, senza dubbio il migliore in campo fra i suoi.

Nella ripresa la partita da lenta e prevedibile si fa irrimediabilmente brutta e noiosa. La Slovacchia prova a rientrare in partita, senza mostrare però idee e trame di gioco interessanti. Il Paraguay, per contro, amministra il vantaggio senza l'ardore con il quale ha dominato il primo tempo. Nel finale poi il Paraguay chiude i giochi con Riveros e si porta in testa al girone.

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Rimonta danese: Camerun eliminato


A Pretoria, in rimonta, la Danimarca supera 2-1 il Camerun e alimenta le proprie speranze di qualificazione agli ottavi di finale.

Spettacolo, gol e risultato in bilico sino all'ultimo. Alla fine però a prevalere è stato il maggior ordine dei danesi, che anche sotto di un gol hanno continuato a giocare senza farsi prendere dalla frenesia di voler pareggiare subito i conti.

Il Camerun si trova come su un'altalena: prima su, poi inesorabilmente giù e fuori dai mondiali.

Partono bene i Leoni d'Africa che dopo soli 10' dal fischio d'inizio approfittano di uno svarione difensivo dello juventino Poulsen e si portano in vantaggio con l'interista Eto'o.

La Danimarca non si disunisce e poco dopo la mezzora trova il pari con il centravanti dell'Arsenal Brendtner, bravo a deviare in rete un cross teso dalla destra di Rommedahl,che si rivelerà nella ripresa uomo decisivo, realizzando anche il gol del definitivo 2-1.

Prima dell'intervallo, una seconda ingenuità dei danesi porta il Camerun nuovamente vicino al vantaggio, ma questa volta è il palo a negare la doppietta ad Eto'o. Scampato il pericolo, la Danimarca effettua il sorpasso decisivo al 61' quando Rommedahl, il migliore in campo tra i suoi, dà il giusto giro allo jabulani e di sinistro lo spedisce sul palo più lontano, dove Souleymanou non può arrivare.

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Ghana e Australia: pareggio inutile


Un pareggio inutile per entrambe le squadre. Ghana e Australia si dividono la posta in palio nella seconda giornata del girone D e a questo punto hanno quasi entrambe un piede e mezzo fuori dal mondiale.

Buon avvio dell'Australia che all'11' trova il gol del vantaggio con Holman, bravo a ribadire in rete una corta respinta del portiere ghanese su punizione di Bresciano.

Forti del vantaggio, gli australiani sembrano controllare l'andamento della gara, ma al 24' però ecco l'episodio che cambia volto all'incontro: Kewell respinge con un braccio sulla linea di porta una conclusione di Jonathan e l'Australia resta in dieci. Dal dischetto, il solito Gyan non sbaglia: 1-1.

Nella ripresa il Ghana prova a vincere l'incontro, cercando di sfruttare la maggior potenza fisica che ne contraddistingue il gioco, ma nel finale un ritorno dell'Australia mette i brividi agli africani. Il risultato però non cambia più: finisce in parità.

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Olanda avanti a piccoli passi, ma avanti


Una vittoria di misura permette all'Olanda di consolidare il primato in classifica nel girone E e salire a quota 6 punti, a punteggio pieno, dopo le prime due giornate. A , gli Orange di Van Marwijk si sono imposti per 1-0 sul Giappone, al termine di una partita durante la quale la superiorità olandese ha prevalso sull'iniziale ordine tattico dei nippoci.

Il primo tempo non regala grosse emozioni. L'Olanda fa la partita, ma non riesce ad essere concreta sotto porta, merito anche del Giappone che, a fronte di una classe non eccelsa da parte dei singoli, si fa apprezzare per un'organizzazione difensiva niente male.

Man mano che passa il tempo però, la superiorità degli olandesi viene a galla. Ad inizio ripresa, il fantasista dell'Inter Wesley Sneijder sblocca il risultato con un gran tiro da fuori che non lascia scampo a Kawashima.

L'Olanda si conferma dunque padrona senza rivali del girone E e vede gli ottavi. Il Giappone resta secondo a quota 3.

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sabato 19 giugno 2010

L'Inghilterra non sa più vincere


Brutta, come lo stesso Fabio Capello ha definito lo Jabulani, il pallone ufficiale del mondiale sudafricano. Ebbene, la “sua” Inghilterra può essere definita allo stesso modo.

Impalpabile, priva d'idee e ancora peggio di quella vista in campo nella gara d'esordio con gli Stati Uniti. A Città del Capo, Gerrard e compagni non sono riusciti ad andare oltre lo 0-0 con l'Algeria, capace d'imbrigliare i Tre Leoni britannici e difendere con ordine e, invidiabile organizzazione, il pareggio sino alla fine.

A questo punto, con soli due pareggi ed una sola gara da giocare nel girone, l'Inghilterra è costretta a vincere la sfida da dentro o fuori con la Slovenia. Sua Maestà, che aveva definito Fabio Capello come l'uomo della provvidenza, forse starà pensando che sarebbe stato meglio liberare il tecnico italiano e lasciarlo andare all'Inter, che lo aveva cercato come sostituto di Mourinho,prima di ripiegare sullo spagnolo Benitez.

È vero che Don Fabio, uomo di successi e dal carattere forte, ci ha abituato a grandi rimonte, ma a questo punto non si può sbagliare: quella con la Slovenia è già una finale.

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venerdì 18 giugno 2010

Illusione Slovenia, poi escono fuori gli Usa


A Johannesburg, spettacolare 2-2 tra Slovenia e Stati Uniti.

La prima parte dell’incontro è a senso unico: la formazione slava mette alle corda gli Usa e prima dell’intervallo riesce a portarsi sul 2-0. Apre le danze Birsa dopo soli 13’ dal fischio d’inizio, quindi è Liubijankic a trovare la via del raddoppio, prima dello scadere del primo tempo. Gli Stati Uniti sembrano annichiliti.

Al rientro in campo dagli spogliatoi però la musica cambia. Gli Usa riaprono i giochi con Donovan e la Slovenia dapprima si spaventa, quindi si scioglie come neve al sole, lasciando il pallino del gioco in mano agli americani. A dieci minuti dalla fine gli Stati Uniti trovano il gol del definitivo 2-2 con Bradley e nel finale si vedono annullare la rete di Edu, che avrebbe sancito l’incredibile rimonta.

In attesa d’Inghilterra-Algeria, la Slovenia sale al comando del girone a quota 4 punti, seguita dagli Stati Uniti a 2: situazione ancora incerta per il discorso qualificazione.
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Germania sprecona: la Serbia ne approfitta


Dopo le sconfitte di Spagna e Francia, a Port Elizabeth arriva la terza sorpresa di questo mondiale sudafricano. Dopo il roboante 4-0 rifilato all'Australia nella gara d'esordio, la Germania cede il passo alla Serbia, capace d'imporsi per 1-0 grazie al gol realizzato alla fine del primo tempo dal bomber dello Standard Liegi Jovanovic, appetito dalle grandi d'Europa, Liverpool in testa. Un passo falso inaspettato per gli uomini di Loew, che rimette in corsa la formazione slava.

Il primo tempo è una partita a scacchi. La Germania fatica ad imporre il proprio gioco, perché di fronte a sé trova una squadra ben messa in campo da Antic, che pare totalmente rigenerata dopo il ko patito nel match con il Ghana. Al 37' l'episodio chiave che finisce per condizionare l'incontro: Miroslav Klose, già ammonito, commette un fallo ingenuo che gli costa il secondo cartellino giallo e la conseguente espulsione. In inferiorità numerica, i tedeschi subiscono immediatamente lo svantaggio: non passa neppure un minuto dal rosso sventolato sotto il naso del centravanti del Bayern Monaco, che Jovanovic sigla il gol-partita.

Nella ripresa la Germania prova a gettare il cuore oltre l'ostacolo, nel tentativo di raddrizzare il match, ma Podolski sbaglia di tutto e di più (rigore compreso, per fallo di mano ingenuo e solare di Vidic) e la Serbia riesce a resistere, tornando così in corsa per la qualificazione agli ottavi.

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giovedì 17 giugno 2010

Super Messico con Hernandez e Blanco
La Francia è già sulla strada di casa


A Polokwane, il Messico supera per 2-0 i vicecampioni del mondo in carica e raggiunge a quota 4 punti l’Uruguay in testa al girone A.

Tutti si aspettano la Francia e invece a far la partita, fin dai primi minuti sono i messicani di Aguirre. Il primo tempo non regala grosse emozioni, anche se le occasioni più nitide capitano proprio ai centramericani, che però si rivelano poco concreti in zona gol.

Nella ripresa il Messico accende la luce e per la Francia, invece, è notte fonda. La luce dei messicani è quella di due stelle: quella nascente di Javier Hernandez, l'Hugo Sanchez del terzo millennio, protagonista della prima stoccata alla Francia al 19' della ripresa; e quella quasi al tramonto ma ancora lucente di Cuauhtemoc Blanco, l'inventore del dribbling a saltello, la Cuauhtemiña, spedito in campo nella ripresa dalla vecchia volpe Aguirre e autore del definitivo 2-0, su rigore, che spedisce definitivamente la Francia verso l'eliminazione dal Mondiale.

A questo punto infatti, dopo le prime due prime giornate, la situazione del girone A vede al comando Uruguay e Messico con 4 punti, seguiti da Francia e Sudafrica a quota 1. Visti gli incroci dell’ultima giornata (Uruguay-Messico e Sud Africa-Francia) è lecito pensare che le prime due del girone non si facciano male e festeggino insieme l’accesso agli ottavi, dividendosi la posta in palio. Salendo infatti a 5 punti in classifica, Uruguay e Messico si metterebbero entrambe al sicuro da brutte sorprese, rendendo vana la vittoria di una tra Francia e Sud Africa che non potrebbero più raggiungerle.

Inoltre, in caso di vittoria dell’Uruguay la Francia resterebbe comunque penalizzata dal confronto diretto col Messico e quindi sarebbero ugualmente gli uomini di Aguirre a passare il turno. Alla squadra di Domenech, a questo punto, servirebbe un miracolo: vittoria sul Sud Africa e successo del Messico sull’Uruguay. Il calcio ci ha abituato a sorprese di ogni genere, ma se fossi il C.T. transalpino inizierei a preparare le valigie.

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Harakiri della Nigeria: vince la Grecia


A Bloemfontein la formazione ellenica rimonta lo svantaggio iniziale con la Nigeria e s'impone per 2-1, conquistando la sua prima, storica vittoria in un mondiale.

E dire che le cose per la formazione di Otto Rehhagel non si erano messe certo bene. Infatti è la formazione africana a passare in vantaggio per prima, grazie al gol realizzato su calcio di punizione da Uche. La sconfitta per i greci avrebbe significato eliminazione matematica.

E così, sfruttando anche l'imperdonabile leggerezza di Kaita che si fa cacciare alla mezzora del primo tempo per aver rifilato un calcione a Torosidis, i Campioni d'Europa del 2004 costruiscono la straordinaria rimonta, che li tiene in corsa per il passaggio del turno.

Un minuto prima dell'intervallo Salpingidis trova il gol del momentaneo 1-1 quindi, al 26' della ripresa, Torosidis firma il gol vittoria, sfruttando un'indecisione dell'estremo difensore nigeriano Enyeama, fino a quel momento autore di grandissimi interventi, com'era già accaduto nella gara d'esordio con l'Argentina.

A questo punto in chiave qualificazione per la Nigeria si fa veramente dura, mentre la Grecia può tornare a sperare.

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Poker dell'Argentina alla Corea del Sud: Maradona ipoteca gli ottavi di finale


A Johannesburg, l'Argentina di Maradona rifila un perentorio 4-1 alla Corea del Sud e ipoteca il passaggio agli ottavi di finale.

Tanti gol, spettacolo e una vittoria - seppur con qualche amnesia di troppo in difesa - che permette all'Argentina di confermarsi prima forza del girone B, a punteggio pieno dopo due giornate.

Agli uomini di Diego Armando Maradona serve un'autorete di Park Chu per sbloccare il punteggio contro i coreani che, soprattutto nella prima parte dell'incontro dimostrano quell'organizzazione di gioco che aveva permesso agli asiatici di battere in maniera netta la Grecia nella gara d'esordio.

Col passare dei minuti però il divario fra le due formazioni in campo si fa sempre più evidente e poco dopo la mezzora ecco il raddoppio albiceleste, firmato dal bomber madrileno Gonzalo Higuain.

Gara finita? Neanche per idea. Prima dell'intervallo ci pensa il "bavarese" Demichelis a riaprire i giochi, regalando il pallone Lee Chung per il gol che riapre l'incontro.

Ad inizio ripresa la Corea ha un sussulto d'orgoglio che, unito ad una serie di amnesie imbarazzanti della retroguardia argentina, rischia di portare la formazione asiatica al pareggio. Soltanto per un soffio Ki Hun non riesce a deviare il pallone alle spalle di Romero.

Scampato il pericolo, la premiata ditta Messi-Higuain decide di mettere la parola fine all'incontro. Al 32' Messi va a cercare il gol, ma trova dapprima la deviazione del portiere coreano, quindi quella del palo che favorisce però l'attaccante del Real, abile ad insaccare il pallone in rete a porta praticamente sguarnita. Due minuti più tardi, è ancora Higuain a trovare la via della rete, sfruttando un assist dalla sinistra di Aguero, innescato a sua volta dal fantasista del Barça.

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mercoledì 16 giugno 2010

Forlan e Pereira trascinano l'Uruguay: Sudafrica ko e quasi fuori dal Mondiale


Con l’inizio della seconda giornata, iniziano a delinearsi le prime forze dei vari gironi. Si parte con il girone A: a Pretoria l’Uruguay rifila un netto 3-0 ai padroni di casa del Sudafrica, mettendo una seria ipoteca sull’accesso agli ottavi di finale. Per contro i Bafana Bafana sono con un piede e mezzo fuori dalla competizione che li vede paese ospitante e organizzatore. A decidere l’incontro ci pensano l’attaccante dell’Atletico Madrid, Diego Forlan - autore della prima doppietta del mondiale - e Alvaro Pereira, a segno nei minuti di recupero. Il Sudafrica ha chiuso l’incontro in dieci uomini, per l’espulsione del portiere Khune, espulso per fallo da ultimo uomo ai danni di Suarez, lanciato a rete.

La gara è a senso unico. La Celeste di Tabarez schierata col tridente offensivo Cavani-Forlan-Suarez fa la partita, mentre i sudafricani non sembrano neppure gli stessi visti in campo nella giornata inaugurale con il Messico. Al 24’ il bomber dei colchoneros sblocca la partita con un gol dei suoi: destro da fuori area, leggermente deviato da un difensore, e pallone che s’insacca sotto la traversa, con Khune che non può far altro che guardare la sfera entrare in fondo al sacco.

Nella ripresa il Sudafrica non dà segni di reazione: troppo approssimativa la manovra dell’undici guidato in panchina dal brasiliano Parreira, mentre Perez, Arevalo e Alvaro Pereira a centrocampo abbinano quantità a qualità, dettando i tempi del gioco e fornendo buoni palloni al tridente d’attacco.

Al 35’ Suarez è atterrato in area da Khune. Il fischietto elvetico Busacca è lì a due passi e non ha dubbi: rigore ed espulsione per il portiere sudafricano. Parreira corre ai ripari: richiama in panchina un poco ispirato Pienaar e manda in campo il secondo portiere Josephs, bravo ad intuire la battuta dagli undici metri di Forlan, ma non può evitare il raddoppio uruguagio.

Sotto di due reti e con l’uomo in meno il Sudafrica ci prova con l’orgoglio, ma non riesce a riorganizzarsi. Il contraccolpo psicologico è evidente: doveva essere un giorno di festa in piazza a Pretoria, invece il pubblico lascia lo stadio alla spicciolata, deluso e consapevole che l’avventura al mondiale per la squadra di casa sta per finire. A questo punto per l’Uruguay si aprono ampi spazi e nei minuti di recupero Alvaro Pereira festeggia il suo primo gol in un mondiale, firmando il gol del definitivo 3-0.

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Lo svizzero... Fernades sorprende le Furie Rosse: Spagna sconfitta di misura all’esordio


A Durban si materializza la prima vera sorpresa di Sud Africa 2010. La Spagna Campione d’Europa perde all’esordio con la Svizzera al termine di una gara dove l’ubriacante, ma sterile manovra iberica ha dovuto fare i conti con l’organizzazione difensiva degli elvetici. Finisce 0-1, grazie al gol realizzato ad inizio ripresa da Fernandes, centrocampista svizzero col cognome, guarda caso, da spagnolo.

Nel corso della prima frazione la nazionale di Del Bosque fa la partita, prova ad aggirare la retroguardia rossocrociata, ma senza trovare varchi per poter fare male.

Ad inizio ripresa poi ecco il rocambolesco vantaggio della Svizzera: su rinvio di Benaglio, Derdiyok si trova davanti a Casillas. Sul rimpallo seguente il centrale del Machester United Pique non riesce ad allontanare la sfera, quindi interviene Fernandes che da due passi insacca di destro.

La Spagna accusa il colpo e fatica a riorganizzarsi. Del Bosque prova ad inserire Jesus Navas al posto di uno spento David Silva. Xabi Alonso colpisce la traversa intorno al ventesimo, quindi è ancora la Svizzera ad andare vicinissima al raddoppio con l’attaccante del Bayer Leverkusen Derdiyok che dopo una bella azione personale, nella quale ha portato a spasso l’intera retroguardia iberica, colpisce il palo alla sinistra di Casillas con un tocco d’esterno destro.

Nel finale, inutile il forcing delle Furie Rosse: dopo cinque minuti e mezzo di recupero la Svizzera può alzare le braccia al cielo e credere un po’ di più nella qualificazione. Per la Spagna un duro colpo da incassare.

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Un Cile sprecone supera l'Honduras di misura


Nessuna sorpresa e tante conferme per il "debutto" del girone H al mondiale sudafricano. A Nelspruit, il Cile del c.t. argentino Bielsa supera di misura (1-0 il punteggio finale) l'Honduras e balza al comando del girone, in attesa di vedere cosa riuscirà a fare la Spagna, superfavorita del raggruppamento, nella sfida con la Svizzera.

Tante conferme dicevamo, perché il Cile ha dimostrato attraverso uno schieramento compatto, un gioco organizzato e offensivo al tempo stesso di poter recitare il ruolo di outsider in questo mondiale. L'altra conferma è nel risultato finale: 0-1, ancora under. Questo dimostra come le squadre siano portate a difendersi, prima ancora che ad attaccare, anche se va detto - ad onor del vero - che nel caso di Honduras-Cile il punteggio è stato caratterizzato più dagli errori sottoporta degli avanti cileni che dall'equilibrio fra le due formazioni.

I cileni partono subito forte, dimostrando fin dalle prime battute di essere decisamente superiori agli avversari, che riescono a difendersi con ordine per la prima mezzora, salvo poi capitolare al 34' quando Beausejour sfrutta un assist del "friulano" Isla, anticipa Mendoza e infila l'1-0 con un tocco in corsa sotto rete. Passato in vantaggio, il Cile potrebbe anche raddoppiare con l'esterno dell'Udinese che si fa anticipare da Guevara al momento del tiro.

Nella ripresa stesso ritmo, stessa musica. Il Cile mantiene iniziativa e possesso palla, l'Honduras - privo di David Suazo, fermato da un affaticamento muscolare - prova ad affacciarsi in avanti con Alvarez e Pavon, ma senza creare grossi problemi alla retroguardia andina. Anzi è ancora il Cile ad andare vicino al raddoppio con Sanchez prima e il solito Isla poi. Così, fra occasioni sprecate e gol sfiorati, il Cile torna alla vittoria in un mondiale dopo 48 anni.
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martedì 15 giugno 2010

La Corea del Nord spaventa il Brasile: poi Maicon ed Elano scacciano i fantasmi


A Johannesburg, il Brasile dei campioni fatica molto più del previsto per avere ragione di una commovente Corea del Nord, che si batte per tutto l’arco della partita con grande generosità e organizzazione tattica. Alla fine, i cinque volte campioni del mondo riescono ad imporsi per 2-1: Maicon scaccia i fantasmi ad inizio ripresa, poi Elano mette al sicuro il risultato. Del terzino Ji Yun, lo storico gol realizzato nel finale dai nordcoreani.

Il primo tempo è l’emblema di questo mondiale. Poche emozioni, tanta noia e soprattutto pochi gol. Ad eccezione della Germania, capace d’imporsi per 4-0 sull’Australia, per chi s’intende di scomesse questa diciannovesima edizione dei campionati del mondo si sta svolgendo all’insegna dell’under 2,5, ovvero che la somma dei gol realizzati dalle due formazioni in gara nell’arco dei novanta munuti sia inferiore a 3. La partita la fa il Brasile (e ci mancherebbe altro), ma la Corea del Nord si difende in maniera ordinata, chiudendo ogni varco a Kaka e compagni. La manovra carioca risulta sterile, mentre i nordcoreani riescono in contropiede a farsi vedere timidamente dalle parti di Julio Cesar. Si va al riposo sul punteggio parziale di 0-0.

La ripresa si apre con il Brasile più sbilanciato in avanti alla ricerca del vantaggio. Vantaggio che arriva al 10’, quando Elano serve Maicon sulla corsa e l’esterno dell’Inter sorprende tutti, compreso il portiere Ri Myong Guk, con un tiro-cross che s’insacca sul secondo palo, passando alle spalle dell’estremo difensore asiatico.

Il gol scrolla i brasiliani, che appaiono più sciolti e ritrovano sicurezza nei loro mezzi. La Corea del Nord lascia più spazi al talento degli uomini di Dunga che ne approfittano: al 27’ Robinho serve un pallone d’oro ad Elano, che di prima intenzione non fallisce il raddoppio.

Negli ultimi minuti, il c.t. verdeoro prova la stuzzicante idea di provare contemporaneamente i due terzini destri Maicon e Dani Alves, con l’esterno del Barça schierato davanti al campione nerazzurro. Il Brasile non affonda e la Corea del Nord viene premiata nel finale con il gol, storico, della bandiera realizzato dal 34enne Ji Yun, che batte Julio Cesar di sinistro dopo una bella azione corale.

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Cristiano Ronaldo fermato solo dal palo
Drogba torna dopo l'infortunio al braccio


A Port Elizabeth, la prima gara del girone G si chiude a reti inviolate. Costa d'Avorio e Portogallo non si fanno male e rinviano alle prossime partite il verdetto che deciderà quale sarà delle due la rivale più temibile per il Brasile. Sven Goran Eriksonn rinuncia inizialmente all'uomo simbolo, Didier Drogba che si accomoda in panchina per entrare poi a gara in corso. A dieci giorni dall'operazione al braccio destro, il bomber del Chelsea ha recuperato in fretta, per non mancare all'appuntamento mondiale che per la prima volta si gioca nella "sua" Africa.

L'inizio promette bene con Cristiano Ronaldo che prova a sfruttare gli effetti dello Jabulani esplodendo un destro violentissimo che Barry osserva schiantarsi sul palo alla propria sinistra. Sembra l'inizio di un assedio, invece scampato il pericolo gli Elefanti reagiscono, riuscendo a non esporsi al pericolo palleggio dei lusitani. Da parte sua, l'undici di Queiroz manca di quel quid che neppure il talentuoso Deco riesce a fornire e la gara rimane in perfetto equilibrio.

Il secondo tempo inizia con una serie di buoni spunti di marca ivoriana, con Gervinho che riesce ad impensierire in due occasioni l'estremo difensore portoghese Ricardo. Queiroz prova a dare meggior brio alla manovra inserendo Simao e Tiago, ma la musica non cambia. Nell'ultima quarto d'ora Ericksonn manda in campo Drogba: inserimento dal volore più simbolico che tattico, viste le condizioni fisiche, ancora precarie, del calciatore simbolo della Costa d'Avorio.

Le squadre provano a superarsi sino alla fine, senza riuscirvi. Al triplice fischio di Larrionda, le squadre escono dal terreno di gioco con un nulla di fatto: i giochi per la qualificazione agli ottavi restano apertissimi e solo più avanti si saprà chi potrà far compagnia al favoritissimo Brasile. Sempre che non ci siano sorprese...

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Lo Slovacchia prova a fuggire, ma la Nuova Zelanda l'acciuffa a tempo scaduto


A Rustenburg le prossime avversarie dell'Italia pareggiano 1-1. Nuova Zelanda e Slovacchia si dividono la posta in palio e la situazione nel girone F rimane in perfetto equilibrio. La Slovacchia di Marek Hamsik - apparso piuttosto in ombra - dovrebbe fare la partita in quanto favorita, ma la superiorità degli slovacchi rimane soltanto sulla carta e non viene tramutata sul campo in idee e azioni degne di nota. I neozelandesi, invece, se la giocano secondo le proprie caratteristiche: compattezza, contropiede, semplicità.

Dopo un primo tempo scialbo e privo d'emozioni, ad inizio ripresa la Slovacchia rompe gli indugi e, approfittando di una dormita della retroguardia all whites, sblocca il risultato con Vittek, autore di un bel gol di testa, seppur in netta posizione di fuorigioco.

Il gol però non cambia le sorti dell'incontro, con gli slovacchi che si adagiano sul vantaggio e cercano di amministrare sino al triplice fischio ma al 93', quando la gara sembrava ormai finita e incanalata verso la vittoria della Slovacchia, ecco il colpo di testa del neozelandese Reid che gela Hamsik e compagni, regalando il pari alla Nuova Zelanda.

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lunedì 14 giugno 2010

L’Italia fa la partita, ma il Paraguay passa per primo: De Rossi riacciuffa il pari nella ripresa


A Città del Capo, sotto una pioggia torrenziale, l’Italia Campione del Mondo in carica fa il suo esordio al mondiale sudafricano, pareggiando 1-1 con il Paraguay. Marcello Lippi s’affida ad un 4-2-3-1, con Zambrotta, Cannavaro, Chiellini e Criscito davanti a Gigi Buffon che scende in campo non al meglio dal punto di vista fisico e nell’intervallo sarà costretto a lasciare il posto a Marchetti. A centrocampo la coppia di mediani schierati a protezione del reparto arretrato è composta da De Rossi e Montolivo, Pepe è schierato a destra e Iaquinta sulla sinistra con Marchisio alle spalle dell’unica punta, Gilardino.

Il Paraguay è una squadra tosta, ben organizzata, che riesce ad abbinare un gioco maschio in fase di non possesso palla a giocate degne di nota dal centrocampo in su, dove la coppia del Borussia Dortmund Berrios-Valdez tiene in costante apprensione la difesa azzurra. L’avvio dell’Italia è positivo: gli uomini di Marcello Lippi fanno la partita, ma non riescono a costruire azioni da gol degne di questo nome. Iaquinta sulla sinistra non riesce a dare il solito contributo in fase d’attacco, costringendo l’esordiente Criscito ad un duplice lavoro su tutta la fascia mancina. Pepe a destra si dimostra generosissimo, ma a volte sbaglia appoggi semplici in maniera troppo affrettata.

Alla fine del primo tempo però, dopo una mezzora di supremazia italiana, ecco la doccia gelata: Torres batte una punizione tagliata (concessa in maniera forse troppo generosa da parte dell’arbitro), Alcaraz sbuca tra De Rossi e Cannavaro (che si lasciano sorprendere come due esordienti) e di testa buca l’acciaccato Buffon. Italia 0, Paraguay 1.

Dopo l’intervallo, tra lo stupore generale dagli spogliatoi rientra in campo Marchetti al posto di Buffon. Per l’estremo difensore della Juventus risentimento al nervo sciatico durante la fase di riscaldamento e cambio con il portiere del Cagliari a difesa della porta. Gli esterni Pepe e Iaquinta s’invertono le rispettive fasce di competenza, ma il risultato non cambia. Marchisio continua a non incidere nelle vesti di suggeritore alle spalle di Gilardino e Lippi lo richiama in panchina spedendo in campo Camoranesi.

Al 18’ però ci pensa De Rossi ad acciuffare il pari, con una zampata d’istinto su corner battuto da Pepe e dove l’estremo difensore sudamericano ha mancato la presa con un’uscita degna da Mai dire gol. A questo punto gli azzurri passano al 4-4-2: Camoranesi e Pepe arretrano sulla linea di Montolivo (cresciuto molto nel secondo tempo) e De Rossi, mentre Iaquinta si posizione al centro dell’attacco per dare manforte a Gilardino, poi sostituito prima della mezzora da Totò Di Natale. L’Italia prova a vincere sino al triplice fischio, ma Villar si fa perdonare l’uscita disastrosa, deviando in angolo un tiro insidiosissimo di Montolivo. Finisce 1-1, ma per andare avanti bisogna fare qualcosa in più.

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Al Camerun non basta la stella Eto'o:
il Giappone cavalca l'Honda e vince


Nel primo mondiale organizzato in Africa, a sorridere sono le squadre asiatiche. Dopo il successo per 2-0 della Corea del Sud sulla Grecia, è arrivato anche l'inattesa vittoria del Giappone sul Camerun, una delle squadre africane con maggior tradizione a livello calcistico nelle competizioni intercontinentali.

A far la differenza tra i Leoni d'Africa e la formazione di Okada sono state la maggior organizzazione e la concretezza sotto porta dei nipponici. A Bloemfontain l'avvio di gara è avido d'emozioni: le squadre si studiano vicendevolmente e la prima vera occasione da gol la costruisce proprio Samuel Eto'o quando confezione una palla invitantissima per il compagno Webo, che spreca in malo modo. L'attaccante dell'Inter si sacrifica molto, rientrando spesso anche oltre la propria metà campo, e questo lo porta ad agire troppo spesso lontano dalla porta avversaria, dove invece dovrebbe sfruttare al meglio le proprie doti di bomber implacabile.

La tecnica non eccede né da una parte né dall'altra: diverse le azioni da campetto amatoriale, con rovesciate a vuote, palloni che sfuggono di mano ai portieri (ormai un classico di questo mondiale) o mancati clamorosamente da difensori e attaccanti, in perfetto stilo "vai col liscio".

Al 38' del primo tempo il Giappone rompe gli indugi e passa in vantaggio. Matsui pesca Honda in area: il fantasista del CSKA Mosca - lasciato colpevolmente libero dalla dormiente difesa africana - controlla la sfera e di sinistro fulmina Souleymanou, realizzando il gol che deciderà l'incontro.

Nella ripresa chi si aspetta la reazione del Camerun rimane deluso. Eto'o prova a far valere la propria esperienza, ma brancola nel buio, mal assistito dai compagni di squadra. Nel finale il Giappone si preoccupa di preservare il vantaggio, chiudendo ogni spazia, ma a cinque minuti dalla fine rischia grosso: Mbia con una botta dalla distanza colpisce in pieno la traversa, mettendo i brividi a Kawashima. Finisce 1-0 per gli asiatici, che raggiungono l'Olanda in testa al girone.

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Olanda, vittoria opaca. Harakiri Danese


A Johannesburg, l'Olanda supera per 2-0 la Daniamarca nella prima gara del gruppo E, che sembra aver già trovato il padrone. Gara meno bella di quello che ci si aspettava, con i danesi che nel corso del primo tempo si difendono con ordine e addirittura fanno vedere qualcosa in più rispetto ai ben più quotati, e soprattutto attesi, campioni orange.

La prima frazione va in archivio a reti inviolate: la formazione di Van Marwijk non riesce ad esprimere tutto il suo potenziale, con Poulsen e compagni bravi a renderle difficile la vita, soprattutto nella zona nevralgica del campo.

La ripresa inizia con la frittata danese. Non un piatto tipico, ma l'erroraccio difensivo messo a punto dalla retroguardia biancorossa: cross di Van Persie, Simon Poulsen colpisce malissimo di testa e fa carambolare il pallone sulla schiena di Agger, beffando Sorensen. Sbloccato il punteggio, l'Olanda potrebbe chiudere subito dopo la pratica, ma Van Persie fallisce una ghiotta occasione da distanza ravvicinata.

Scampato il pericolo e sotto di una rete la formazione di Olsen prova a reagire, ma in fase d'impostazione la Daniamarca palesa tutti i suoi limiti e gli Orange ne approfittano. Dapprima Sneijder colpisce la traversa con una gran botta di sinistro da fuori area, quindi manda in porta il neoentrato Elia (subentrato a Van der Vaart) il cui tiro viene rimpallato sul palo da Sorensen e messo dentro dall'attaccante del Liverpool Kuyt.

Una vittoria che permette all'Olanda di partire con il piede giusto in questo girone. Aver limitato i danni contro gli olandesi, permetterà alla formazione scandiva di giocarsi la qualificazione con Camerun e Giappone.

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domenica 13 giugno 2010

La Germania cala il poker: Australia annichilita


Una vittoria netta, rotonda, che non lascia adito a ulteriori interpretazioni. A Durban la Germania, snobbata tra le grandi storiche del campionato del mondo, rifila un altisonante 4-0 all’Australia, apparsa fuori condizioni e priva d’idee, neppure lontana parente della squadra che aveva fatto sudare le cosidette sette camicie agli azzurri negli ottavi di finale del 2006. Podolski, Klose, Muller e Cacau hanno impresso il loro nome sul tabellino dell’incontro, sbaragliando i “canguri” senza troppa fatica e lanciando un segnale chiaro alle dirette concorrenti: “in questo mondiale ci siamo anche noi”.

E dire che l’Australia era partita benissimo, sfiorando il vantaggio nei primissimi minuti con Garcia. Poi solo Germania. Un dominio assoluto, da parte di una squadra rigenerata dai tanti giovani schierati in campo da Loew. Una squadra forte fisicamente, ma capace di mettere in mostra un calcio divertente ed efficace: ecco in una parola una squadra concreta. Personalmente, preferivo la Germania dei Beckembauer, dei Rumenigge, dei Littbarski e dei Matthaus: addirittura meglio ancora la Germania Ovest di quella unificata. Ma sia ben chiaro, il mio non è un pensiero politico contrario alle multietnie, ma solo un sentimento nostalgico legato ad un calcio che ho imparato ad amare da bambino, giocando alle figurine e al subbutteo, quando di stranieri in campo se ne poteva schierare soltanto tre e il portiere poteva prendere il pallone con le mani su retropassaggio del proprio difensore.

Detto questo, la superiorità della Germania sull’Australia è stata schiacciante, a tratti entusiasmante. I tedeschi raggiungono così il Ghana in testa al girone D e, anche se è ancora presto per dirlo, forse questo mondiale ha una protagonista inattesa in più.


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Sciagurato Kuzmanovic, Gyan lancia il Ghana


A Pretoria, grazie ad un rigore trasformato dall'ex centravanti dell'Udinese Asamoah Gyan, il Ghana supera la Serbia e, in attesa dell'esito di Germania-Australia, vola momentaneamente al comando del girone D.

La formazione africana si difende con ordine, pressando alto e rispondendo colpo su colpo agli attacchi accennati dai talentuosi giocatori serbi, che non riescono ad esprimere così tutto il loro potenziale. Inoltre il Ghana ha dalla sua maggior fisicità e una velocità impressionante sui capovolgimenti di fronte, velocità che mette spesso in grande affanno la compassata formazione di Antic. Poco prima dell'intervallo "Deki" Stankovic impegna da fuori area l'estremo difensore centroafricano Kingson il quale, al contrario dei colleghi Green e Chaouchi, perde la palla dopo un primo tentativo di presa, ma poi recupera e in due tempi riesce a far sua la sfera. Effettivamente questi Jabulani qualche problemino lo creano eccome!

Nella ripresa la Serbia prova ad alzare il ritmo, ma la manovra dei ghanesi appare decisamente più convincente. Poco dopo il quarto d'ora, Antic richiama in panchina Milijas e spedisce in campo l'ex viola Kuzmanovic che si rivelerà nel finale protagonista in negativo. Intorno alla mezzora l'udinese Lukovic viene espulso per doppia ammonizione, lasciando la Serbia in inferiorità numerica. Nonostante l'uomo in meno però la Serbia prova a tirar fuori l'orgoglio e soltanto uno strepitoso intervento di Kingson impedisce a Krasic (l'esterno dello Spartak Mosca, appetito dalla Juventus) di portare in vantaggio i suoi. Il calcio però, si sà, è strano e a sette minuti dalla fine Kuzmanovic commette un clamoroso, quanto evidente, fallo di mano in area, regalando il match ai ghanese. Dal dischetto infatti Asamoah Gyan non sbaglia, facendo esplodere di gioia un'intera nazione.

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Chaouchi fa il Green: la Slovenia supera l'Algeria e balza al comando del gruppo C


Un gol di Koren realizzato al 35' del secondo tempo, grazie alla complicità dell'estremo difensore algerino Chaouchi, permette alla Slovenia di superare la compagine nordafricana e portarsi a sorpresa in testa al girone C, davanti a Inghilterra e Stati Uniti, sulla carta superiori alla formazione slava.

Una partita non certo ricca d'emozioni quella andata a scena a Polokwane e che sino all'espulsione, ingenua, dell'attaccante del Siena Ghezzal e all'episodio che ha deciso il match non aveva regalato grossi spunti. Qualcuno, dopo l'erroraccio commesso dall'inglese Green, ha pensato ad una conseguenza dei leggerissimi, quanto incontrollabili Jabulani, i palloni ufficiali del torneo forniti dall'Adidas. Detto questo però l'estremo difensore algerino ci ha messo molto del suo per non prendere quel pallone che si poteva tranquillamente respingere coi pugni, se non addirittura bloccare.

Resta il fatto che una delle squadre meno quotate del panorama europeo si trova momentaneamente al comando di un gruppo che alla vigilia vedeva sopra tutti l'Inghilterra e subito dietro l'Algeria, una delle formazioni africane dotate di maggior talento e sapienza tattica. Per sparare sentenze è ancora presto, ma sicuramente nel girone C le sorprese non sono mancate.

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Never (again) Green: non basta Gerrard, una papera frena l’Inghilterra di Don Fabio


La prima vera sorpresa di questo mondiale è rappresentata dalla non vittoria dell’Inghilterra sugli Stati Uniti. Al Royal Bakofeng Stadium di Rustenburg, la tatnto attesa formazione di Fabio Capello viene fermata sull’1-1 dagli Usa, pagando a caro prezzo una topica dell’estremo difensore del West Ham Green, che poco prima dell’intervallo perde il derby londinese con l’attaccante del Fulham Dempsey, non trattenendo una conclusione da fuori area tutt’altro che irresistibile. E dire che dopo soli quattro giri d’orologio le cose sembravano essersi messe nel migliore dei modi per i britannici, con Gerrard che riusciva a sbloccare il risultato con una zampata d’esterno destro ad anticipare Howard in uscita. Sembrava il preludio di una goleada, invece…

Invece, l’Inghilterra non riesce a concretizzare le innumerevoli palle gol create e subito il gol in maniera rocambolesca, vede i fantasmi e nel finale sono proprio gli americani Donovan, Findley e Dempsey ad avere le occasioni migliori per portare a casa l’intera posta in palio.

Una falsa partenza dunque per l’Inghilterra di Capello, attesa come una delle grandi favorite, ma costretta a fare i conti con l’ormai storico problema dei portieri. Detto questo, non è stato soltanto Green il problema. In avanti Heskey ha gran fisico, ma è poco mobile e soprattutto il suo schieramento al centro dell’attacco costringe Rooney a giocare troppo distante dalla porta avversaria. Il centrale del Tottenham King ha lamentato problemi fisici durante l’intervallo e non è rientrato in campo nella ripresa, lasciando spazio a Carragher, in grande difficoltà dal punto di vista atletico. L’esterno dell’Aston Villa Milner, schierato inizialmente a sinistra, non è stato mai incisivo e anche Lennon sulla destra non ha fornito l’apporto dovuto alla manovra offensiva.

Detto questo, nulla è compromesso. Sicuramente l’Inghilterra ha le carte in regola per risollevarsi, conquistare il pass per gli ottavi e disputare un grande mondiale, però Don Fabio ha molto su cui lavorare.

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sabato 12 giugno 2010

A fatica, l'Argentina del Pibe batte la Nigeria


Una vittoria di misura per l’albiceleste del Diez nella gara d’esordio con la Nigeria. Per l’occasione il Pibe de Oro cambia look e, abbandonata la tuta, si presenta in panchina con abito e cravatta. Messi è strepitoso, ma deve rinviare l’appuntamento con il gol anche per colpa dell’estremo difensore nigeriano Enyeama - portiere dell’Hapoel Tel Aviv -, autore di almeno tre interventi strepitosi che tengono a galla la formazione africana, evitando il tracollo.

E dire che la gara s’era messa fin da subito sui binari giusti, grazie alla rete realizzata dopo soli 6’ dal fischio d’inizio dal difensore Heinze, abile a deviare in rete di testa una punizione calciata con il contagiri dalla brujita, Juan Sebastian Veron - apparso decisamente in palla nonostante le trentacinque primavere. Forte del vantaggio, l’Argentina aumenta il ritmo per cercare di chiudere il prima possibile l’incontro: Messi sale in cattedra, mettendo in mostra giocate strepitose. Alla fine gli mancherà soltanto il gol, per suggellare una prestazione d’altissimo livello.

In avanti sia il fantasista del Barça che Higuain non riescono a sfruttare due ghiottissime occasioni per raddoppiare e nel finale, la velocità e la prestanza fisica dei nigeriani finiscono per far soffrire Maradona e i suoi. Di sicurò un buon esordio per l’Argentina che però dovrà cercare di essere più cinica e concreta sottoporta nel prosieguo della manifestazione. Per la Nigeria c’è sicuramente da registrare la difesa sulle palle inattive e rivedere qualcosa in avanti: Oba Oba Martins, entrato nella ripresa, ha dimostrato di essere più pericoloso di Obinna e di questo forse Lagerback dovrà tenerne conto, a partire già dalla sfida con la Grecia.

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Grecia arrendevole, la Sud Corea non perdona


La Grecia, che non ha mai vinto una gara ai campionati del mondo, deve rinviare l’appuntamento con il primo successo della sua storia. A Port Elizabeth, nella prima sfida del gruppo B, i campioni d’Europa del 2004 cedono il passo ai sudcoreani senza opporre resistenza.

Bastano solo sei giri d’orologio alla formazione asiatica per portarsi in vantaggio. Seitaridis commette fallo all’altezza della bandierina del corner e sugli sviluppi del calcio piazzato, la retroguardia ellenica si dimentica completamente di Lee Yung che da pochi passi batte Tzorvas. La formazione di Otto Rehhagel prova a reagire, ma lo fa in maniera disordinata e poco incisiva. Charisteas in avanti si muove poco ed è mal assistito, Gekas (capocannoniere della Bundesliga 2006-07 con la maglia del Bochum) e Karagounis non riescono a rendersi quasi mai pericolosi e l’unico che prova a dare un po’ di brio alla manovra biacazzurra è Samaras, che dopo un quarto d’ora dall’inizio della ripresa verrà sostituito da un inconcludente Salpingidis.

Nel secondo tempo la musica non cambia. È sempre la Corea del Sud a fare la partita, trascinata da un infaticabile Park che al 7’ firma il raddoppio che di fatto manda in ghiaccio la partita. L’esterno del Manchester United raccoglie una corta respinta della retroguardia coreana e dalla trequarti di campo lascia partire un missile che non dà scampo a Tzorvas. Il finale è un monologo dei coreani che impartiscono una lezione tecnico-tattica alla vecchia e compassata Grecia di Rehhagel.

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Sudafrica-Messico, Al Jazeera: "Sabotaggio!"


Brutta sorpresa durante la gara inaugurale dei campionati del mondo che sono iniziati venerdì pomeriggio in Sudafrica per gli abbonati di Al Jazeera Sport, la tv satellitare che detiene l'esclusiva per i paesi del mondo arabo. La direzione della rete qatariota ha accusato soggetti non meglio precisati di aver deliberatamente offuscato la trasmissione sui satelliti Nilesat e Arabsat nel corso della sfida tra i Bafana Bafana e i messicani. Al Jazeera Sport si è impegnata a perseguire i responsabili di quello che ha definito un "atto di pirateria".

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Uruguay-Francia: pari scialbo a reti bianche


È iniziata all’insegna del segno X questa diciannovesima edizione dei campionati del mondo. Dopo il pareggio entusiasmante nella gara d’esordio tra il Sudafrica padrone di casa e il Messico, anche la seconda gara del girone A s’è chiusa in parità. A Città del Capo, Uruguay e Francia non sono andate oltre lo 0-0, forse frenate anche dal risultato e dal gioco mostrato da Bafana Bafana e messicani.

Poche emozioni e un gioco piuttosto lento, ad eccezione di qualche fiammata sporadica che però non è riuscita ad accendere l’incontro. Partono bene i “Galletti” di Domenech che in avvio potrebbero sbloccare il punteggio, se non fosse per il colpo velleitario di Gouvou su assist invitante di Ribery. Unico vero spunto del fantasista del Bayern Monaco, avulso dal gioco per il resto dell’incontro. La risposta della Celeste è affidata agli attacchi del tandem composto da Forland e Suarez, con il bomber dell’Atletico Madrid che risponde con una bella conclusione tesa, respinta con difficoltà dall’estremo difensore francese Lloris. Prima dell’intervallo, l’ex milanista Gourcuff prova a togliere le ragnatele dall’incrocio dei pali della porta di Muslera, ma il portierino della Lazio è attento e in tuffo riesce a smanacciare il pallone, facendo tirare un sospiro di sollievo ad Oscar Washington Tabarez.

Nella ripresa il leit motiv dell’incontro non cambia. Squadre compassate e apparse frenate dalla paura di perdere, più che mosse dalla voglia di portarsi in testa al girone. Prevalgono i tatticismi e neppure l’espulsione dello sciagurato Lodeiro, che lascia l’Uruguay in dieci uomini dopo soli 18’ dal suo ingresso in campo nella ripresa, riesce a scuotere la Francia, che chiude in attacco, ma in maniera sterile. Le due favorite del girone A per il momento hanno deluso, ma siamo solo all’inizio.


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venerdì 11 giugno 2010

Sud Africa 2010, che bell'esordio


Una splendida partita per dare il via al Mondiale sudafricano. Meglio di così non si ci poteva aspettare da Sudafrica e Messico, le due squadre scese in campo alle 16.00 al "Soccer City" di Johannesburg, subito dopo la grande festa inaugurale. Il risultato finale ha detto 1-1, ma lo spettacolo in campo come sugli spalti non è certo mancato.

Il Messico gioca bene, ma non concretizza la mole di gioco costruita nel corso del primo tempo, quando un po' per imprecisione e leziosità dei propri attaccanti un po' per la bravura dell'estremo difensore sudafricano Khune non riesce a trovare la via della rete.

Ad inizio ripresa poi, come spesso e volentieri accade nel gioco del calcio, ecco quel che non ti aspetti. Spinti dal frastuono delle vuvuzelas, al 9' della ripresa i Bafana Bafana passano in vantaggio. Nonostante il nome da cartone animato, Tshabalala sfodera un sinistro preciso e potente che non lascia scampo al folkloristico portiere messicano, disastroso nelle uscite e poco efficace anche tra i pali. Johannesburg esplode di gioia: un'intera nazione è in festa.

Il Messico però non sta a guardare. La squadra di Aguirre accusa il colpo, si rimbocca le maniche e torna a macinare gioco. Dopo aver rischiato di capitolare per la seconda volta, dapprima quando Modise non risce a concludere a rete da distanza ravvicinata, quindi quando lo stesso funambolico esterno sudafricano viene fermato fallosamente in area di rigore al momento della conclusione a rete da Rodriguez. Quindi è il messicano Dos Santos a scaldare le mani all'attentissimo Khune, ma al 34' ecco il gol che salva il Messico. Su una grossolana disattenzione difensiva degli uomini di Parreira, Rafa Marquez raccoglie un cross dalla sinistra del neoentrato Blanco (al suo terzo mondiale) e di destra non lascia scampo al portierone dei Bafana Bafana, gelando il "Soccer City". Prima della fine altro brivido, con Mphela che sfugge al controllo di Osorio e Rodriguez e colpisce il palo. Ma il pubblico sugli spalti esulta. Comunque.


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Inaugurazione Sud Africa 2010


La tristezza prima della festa. Con la morte nel cuore, si apre la diciannovesima edizione del campionato del mondo di calcio, la prima organizzata in quello che i nostri antenati chiamavano continente nero, l'Africa. Nelle prime ore di questo venerdì di giugno una pronipote di Nelson Mandela, leader storico della lotta all'apartheid, è rimasta coinvolta in un incidente stradale, perdendo prematuramente la vita a soli tredici anni. In segno di lutto l'ex presidente del Sudafrica ha annullato la prevista partecipazione alla partita inaugurale.

La tragedia però non ha fermato lo show. La cerimonia d'apertura della kermesse continentale ha così avuto inizio poco dopo le 14.00, colorando il "Soccer City" di Johannesburg di fronte a oltre venti Capi di Stato. 1500 figuranti hanno raffigurato con balli e canti le tradizioni dell'Africa. Nel corso dello spettacolo è stato reso omaggio alla cantante Miriam Makeba, un'icona della musica africana. Tra i numerosi artisti che si sono esibiti il cantante algerino Khaled e uno dei più grandi trombettisti viventi, il sudafricano Hugh Masekela. L'assordante suono delle vuvuzela, le tipiche trombette sudafricane, ha fatto da sfondo a tutta la cerimonia. Una festa bella, ma semplice: ed è proprio la semplicità il valore preponderante di questo mondiale organizzato per la prima volta da uno stato africano, la semplicità di chi per anni ha dovuto lottare per sopravvivere non solo dal punto di vista fisico, ma anche morale, ingoiando bocconi amari e dovendo fare i conti quotidianamente con una dura realtà, una realtà che li considerava diversi.

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